| ¿hëartandsöul` |
| | Capitolo 2 - e chi trova un amico... ( d a i l y n a t u r e )
Il vento freddo di Febbraio batte sempre più forte contro la porta-finestra della mia camera. Febbraio, penso. E' già Febbraio. Assurdo, se ci penso mi sembra ieri il giorno di quel primo provino. Le mani mi tremavano così tanto che credevo di svenire. Sembrava strano essere lì, in mezzo a tanta gente che già conosceva tutto, mentre io a stento ricordavo il nome di Luca Zanforlin. "Potresti essere il nuovo Virginio!" Mi aveva detto un ragazzo, sorridendo. Io? Io avevo solamente annuito, sperando con tutte le forze che si trattasse di un complimento. Virginio? Virginio chi? Chiedendo qua e la, poi, avevo capito che si trattava di uno dei tanti vincitori di Amici. Era stata Mara Maionchi a spiegarmelo. Poi si era messa a ridere, come suo solito. "Sai qual'è la cosa bella di te, Edwyn?" Ovviamente non potevo saperla. "Che sei completamente estraneo a tutto questo. Tutti qui cercano inutilmente di fare complotti o di adottare meccanismi strani per cercare di farsi notare più degli altri, perchè guardando Amici per anni hanno capito cosa piace e cosa non piace al pubblico. Tu no. Tu non sai come funziona e forse nemmeno ti interessa. Perchè tu sei qui solo per la musica e nient'altro". Finito il suo discorso, le mie mani dopo ore ed ore avevano improvvisamente smesso di tremare e il mio cuore aveva iniziato a battere a ritmo quasi decente. Quelle parole mi avevano messo una carica immensa, e forse, per un attimo, mi avevano fatto credere davvero in me. Mi avevano fatto capire che qualcuno sembrava credere in me. Mara sembrava crederci.
Tiro il mio piumone blu un po' più in su, quanto basta per nasconderci sotto tutta la testa. Mi sposto a sinistra e poi a destra. Con uno scatto allungo la mano per prendere il cellulare, tasto qua e la sul comodino e alla fine lo trovo. La scritta parla chiaro: 02.34 Cazzo, Edwyn, devi dormire. Mi rimprovero, mentre continuo a muovermi cercando inutilmente di trovare una posizione comoda. "Sei agitato?" Una voce rompe il silenzio della stanza, facendomi sobbalzare. Mi sposto di lato, verso il letto del mio compagno di stanza. "Che ci fai ancora sveglio?" Chiedo, preoccupato di averlo svegliato io. "Ed, io sono agitato!" Sbatto una mano sul materasso. "Capirai, tu sei sempre agitato!" Emanuele inizia a ridere, accendendo la luce flebile della sua abat-jour. "Dai, come stai?" Faccio spallucce. "Semplicemente non ci voglio pensare" Già. Mara Maionchi mi ha dato una maglia grigia, una di quelle col punto di domanda nel mezzo, che stanno a significare se-voglio-ti-sbatto-fuori-in-una-mossa. Proprio lei che sembrava credere tanto in me, alla fine, aveva cambiato idea. Perciò domani dovrò esibirmi e, davanti a lei, dovrò accettare in silenzio il mio destino. Non voglio uscire, cavolo. Vorrei anche evitare di andare in sfida, quindi il mio intento è quello di fare una bella figura e andarmene a testa alta dai miei compagni con una maglietta nera tra le mani. Mentre penso a quale sarà la mia sorte, sbuffando di tanto in tanto, mi accorgo che Emanuele ha già preso in mano il suo portatile e dal rumore che sta facendo sembra stia scrivendo un poema o qualcosa del genere. "Mi spieghi cosa stai scrivendo alle due di notte?" Chiedo, indeciso se adottare un tono di voce curioso o semplicemente seccato. Lui ci mette un po' a rispondere, ma alla fine alza lo sguardo dallo schermo del suo mac e mi sorride. Uno di quei sorrisi che ti fanno paura perchè non sai cosa cavolo aspettarti. Soprattutto se parliamo di un soggettone come Emanuele. Toc,toc,toc. Stavolta è un rumore di nocche sulla porta che ferma i miei pensieri su Ema e la sua inquietudine. Già, la porta. Sono le due e mezza di notte e non solo il mio compagno di stanza ha deciso di iniziare a scrivere la Divina Commedia, ma c'è pure qualche malato che ha avuto la grandiosa idea di venire a bussare alla nostra porta. Mi alzo scocciato dal letto, anticipando Ema. "Servizio in camera!" Esclama sorridente Marta, entrando e posando delle cose sulla mia scrivania. "Che...cosa...che cosa avete combinato voi due? E perchè tu sei ancora sveglia?" Chiedo non capendo. Marta sorride e mi fa segno di sedermi sul letto. "Tieni!" Mi dice, porgendomi una tazza, pochi secondi dopo fa la stessa cosa con Emanuele. "Nessuno dei due vuole rispondermi?" Chiedo di nuovo, guardando prima l'uno e poi l'altro. Toc, toc, toc. Il mio interrogatorio, che già stava ottenendo scarsi risultati, viene interrotto dallo stesso rumore sentito pochi minuti fa. Marta si siede sul mio letto e, soddisfatta, esclama un forte "Eccolo!", indicando l'ingresso a quella che dovrebbe essere la mia stanza, ma che a quanto pare questa notte appartiene un po' a tutti. In un attimo la porta si apre e Costanzo entra di corsa accompagnato dalla sua fedele chitarra. "Cost? Anche tu qui? Ma che cos'avete tutti, oggi?" E anche Costanzo, come altri prima di lui, si limita a sorridermi. Così, stremato, mi lascio cadere pesantemente sul materasso, facendomi spazio vicino a Marta. Basta, ci ho rinunciato. Non voglio sapere che diavolo stanno combinando. Ma proprio mentre avevo deciso di arrendermi, ecco che le corde della chitarra di Cost iniziano a danzare a ritmo di note che conosco bene. E' Trouble dei Coldplay. Gliele ho insegnate qualche giorno fa, perchè c'eravamo stupidamente decisi a fare una specie di concerto. Così, aiutandomi con i gomiti, mi alzo quanto basta con il busto, cercando di vedere Costanzo. Emanuele si avvicina a noi portando la mia chitarra. "ED, dai, suoniamo un po'!" I due ragazzi iniziano così a suonare, invitandomi continuamente ad aggiungermi a loro. Io, sconvolto, guardo Marta adottando uno sguardo della serie che-diavolo-stanno-combinando. La mia amica, allora, si decide a darmi una spiegazione. Mi porge il suo cellulare dopo aver schiacciato qualche tasto, e così sullo schermo compare una chat di facebook.
"SOS CANTANTE CON MAGLIA GRIGIA IN ANSIA NELLA CAMERA 209, SI ACCETTANO CONSIGLI, ANZI. CHIEDO INTERVENTO IMMEDIATO" Questo è ciò che recita il messaggio inviato agli altri da Emanuele. Certo, e da chi se no? "Ora hai capito, Ed? Emanuele ha visto che non riuscivi a dormire, e ha pensato di aiutarti così. E sappi che stasera staremo tutti qui fino a quando non ti sarai addormentato!" Sorrido. Mi sta praticamente dicendo che sono tutti qua per me, per darmi forza. In un attimo finisco il mio ultimo sorso di camomilla, prendo in mano la chitarra, dandogli finalmente corda, ed esclamo: "Sarà una lunga nottata!" Cinque ore e quattro canzoni dopo... Quando apro gli occhi mi rendo conto di due cose. Ieri sera mi sono addormentato con la tazza di camomilla in mano, con la musica di Cost in sottofondo, e questo è un dato di fatto vista le condizioni della camera. Poi, come seconda cosa, devo ammettere di aver capito di avere gli amici migliori del mondo. Mi alzo con calma dal letto, togliendo la maglia dei Beatles che uso come pigiama e cercando qualcosa di decente da indossare. Oggi è il gran giorno. Il giorno in cui ritornerò ad indossare la maglia nera, e niente e nessuno potrà rovinarmelo. Proprio mentre i miei pensieri filosofici si fanno più profondi, la porta della stanza si apre di botto ed Emanuele entra di corsa. "Ema, volevo ringraziarti per ieri sera, lo so che hai chiamato tu gli altri per venire qui a calmarmi, sei un ami..." Mentre parlo, però, mi rendo conto che Emanuele non mi sta ascoltando. Cioè, lo so che è sempre distratto, ma ora invece di guardarmi e limitarsi ad interrompermi facendo dei gesti strani e scoordinati, sta concentrando tutta la sua attenzione su un foglietto rosa stropicciato che stringe tra le mani. Dopo qualche secondo di accurata attenzione, alza lo sguardo e mi fissa un po' confuso. "Oddio!" Esclama. E, visibilmente in difficoltà, inizia ad atteggiarsi in modo strano. Uhm, intendo: più strano del solito. Prima si nasconde il foglietto dietro la schiena, poi capisce che è una brutta idea e viene vicino a me porgendomelo. "E' per te, scusa, io non volevo leggerlo ma che ne sapevo che non era per me cioè, non c'era il nome!" Dopo altri attimi di indecisione mi lascia il foglietto, che a quanto pare mi riguarda. Leggo e dopo qualche secondo alzo lo sguardo. "Oddio" Esclamo. Già, solo questo.
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